fonte: L’HUFFINGTON POST
di Niccolò Rinaldi
Oggi nessun inquisitore costringerebbe Galileo a rinunciare ad abiurare le sue scoperte, eppure le minacce alla libertà della ricerca scientifica ci sono, anche se in modo più subdolo, e possiamo riassumerle in almeno cinque punti.
Primo. I finanziamenti privati, e talvolta perfino quelli pubblici, vincolano il lavoro dei ricercatori a una valutazione preventiva del “commercial impact”. In altre parole: se il risultato non sarà spendibile in un nuovo prodotto da immettere nel mercato generalmente non oltre cinque anni dal finanziamento, meglio investire in altro. E tanto peggio per filoni di ricerca fondamentalista ma a lungo termine.
Secondo. Le norme sulla proprietà intellettuale possono ostacolare, a forza di protezioni “alte”, la circolazione delle scoperte, offuscando quello spirito rinascimentale grazie al quale gli uomini di scienza possono attingere liberamente al lavoro di altri, riprendendolo, rilanciandolo, passandolo ad altri. Una continua linfa indispensabile, ma oggi limitata dalle barriere di certe proprietà intellettuali, spesso monopolio di grandi gruppi industriali.
Terzo. Vi sono barriere ideologiche e religiose che interferiscono provenienti, più che dal basso, da gerarchie di vario tipo. In Italia ne hanno fatto le spese le ricerche sulle staminali, ma non solo.
Quarto. Spesso si guarda con sospetto la scienza, quasi fosse una fonte non di soluzioni di problemi ma di malefici disastri planetari. Un sentimento popolare, diffuso quanto confuso, che può creare un ambiente ostile tale da condizionare le decisioni politiche.
Quinto. Prigioniero di corporazioni autoreferenziali, il mondo scientifico è facilmente preda di interessi poco trasparenti, intrecci di ambizioni che tradiscono il bene comune per perseguire solo interessi egoistici e profitti di pochi: in questi casi si rischia di compromettere la missione della scienza come strumento di liberazione dai vincoli a cui è sottoposta l’umanità.
Di questo e di altro si è discusso a Bruxelles, nel convegno che insieme all’Associazione Coscioni e a Marco Cappato ho organizzato in vista del congresso mondiale della libertà della ricerca scientifica previsto a Roma in primavera.
La presenza di premi Nobel e di ricercatori – da tre continenti e quasi venti Paesi – è stata davvero una ventata di aria fresca per le aule del Parlamento Europeo. Perché le istituzioni europee intrattengono rapporti costanti con… continua a leggere
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